Mangiare è un gesto individuale; ma piace farlo assieme ad Altri. Abbiamo necessità di forme conviviali, sociali e relazionali. Per Tanti è un rito, è un godimento, una necessità, per Altri, talvolta, un lusso. Al “Ritrovo dei Re” ci piace servire un cibo che sappia raccontare una storia di socialità, in grado di poterci accomunare con Altri commensali. Già nella fase di preparazione della pietanza il nostro Cuoco, come un sacerdote, racconta una storia attraverso e oltre il “cibo” che ha preparato, attraverso gli ingredienti che lo compongono nella scelta del Km0, della stagionalità dei prodotti e della loro genuinità e senza chimica, ricorrendo a ciò che la natura ci mette a disposizione e attraverso la scelta di cucinare il meglio che si trova tra i prodotti dei contadini locali.
I funghi Filera Crescono nel Bosco, nei Noccioleti, sono molto buoni e salutistici, di solito Li proponiamo semplici, trifolati con un trito di aglio in olio Extra vergine di oliva e prezzemolo, ma i modi di cucinare sono tanti, con il pomodoro, impanati, alla griglia, ecc.
-Salumi e formaggi locali con salsa al finocchietto selvatico in agrodolce e pane tipico di Montalbano
-Pasta fatta in casa al ragu’
-Zuppa di fagioli
-Scaloppine ripiene al peperone e cipolla rossa
-Macedonia di frutta fresca
-Mousse di nocciole di Montalbano
tutto accompagnato da un ottimo Cottanera di Randazzo (Ct) e rigorosamente Acqua Fontalba di Montalbano
Ringraziamenti speciali allo Chef Silvio , Sous-Chef Katia ed alla Maitre di Sala Rosaria
Una bella recensione anche se di parte!! Ma siccome, conoscendoli, sono molto severi nei giudizi, apprezziamo e ringraziamo da tutti dello staff Handmade
SENSO DELL’ITINERARIO: Ci troviamo all’ingresso, in contrada Argimusco, del Bosco di Malabotta. Uno dei boschi pù antichi della Sicilia ed istituito come Riserva Naturale Orientata nel 1997. A Sud l’Etna sembra vigilare sul luogo con la sua imponenza e i suoi fianchi solcati da colate recenti. Qui sorgono dei megaliti che gli studiosi hanno esaminato dando infinite risposte. Rocce di un’area sacra destinata alla Grande Madre Terra oppure per placare le ire del vulcano e sapientemente modellate da antiche civiltà? Un affascinante “gioco” della Natura ? Molti interrogativi ma solo negli ultimi anni studi più accurati hanno definito il luogo come la “Stonehenge della Sicilia” . Le rocce sono state modellate, intagliate, issati da abili artigiani della pietra, intorno al 1310, per creare un vero e proprio osservatorio astronomico sotto l’attenta la direzione del grande medico, filosofo, alchimista e scrittore, Arnaldo da Villanova, che operò alla corte di Federico III re di Sicilia..
PARTENZA: Da Montalbano Elicona. Distanza: 7,4 km In Auto: 14 minuti A piedi : 1 h,44m
E’ uno dei sentieri dell’Etna sul versante orientale, sopra il paese di Milo, una altitudine di 937 s.l.m..
L’Ilice di Carrinu (o Ilice dû Pantanu) è un albero di leccio (Quercus ilex), ubicato ad un’altezza di 937 m s.l.m. nelParco dell’Etna (Zona B) (CT) su suolo vulcanico e contornato da un noccioleto. È sicuramente il leccio più vetusto dell’Etna: l’età stimata è di oltre 700 anni.
Nel 1982 il Corpo forestale dello Stato lo ha inserito nel patrimonio italiano dei monumenti verdi, forte di 22.000 alberi di notevole interesse, ed evidenziato tra i soli 150 di eccezionale valore storico o monumentale.
E’ “Sentiero natura” tra i piu facili, adatto per i bambini e le famiglie e gruppi di escursionisti che non vogliono faticare troppo.
SENSO DELL’ITINERARIO: Si raggiunge da una mulattiera il cui ingresso si trova a 100 metri dalla stradella della forestale del sentiero. Nel percorso si incontra un paesaggio tipico della vegetazione dell’Etna e da una vegetazione agraria residuale di una agricoltura che un tempo si spingeva a queste altitudini. Per lo più caratterizzati da frutteti Mele gelate, Cola, e mele deliziose, ecc. pere, gelsi, e castagni. Tra la vegetazione spontanea riscontriamo la ginestra dei carbonai (spartium Jungeum), il ginetrisno (genista spp.), la ginestra dell’Etna, e poi la rosa canina, rovi, Euphorbia, tra la vegetazione arborea troviamo l’Ilice una quercia sempreverde (quercus Ilex), la quercia caducifoglia la “Roverella” (Quercus pubescens), castagni, ecc. Il paesaggio si espande a ovest i crateri centrali , ancora fumanti, a est sul mare fino dall’abitato e alla costa con un panorama stupendo da Siracusa a Taormina, alla costa calabra. La passeggiata costeggia una antica casa di campagna tipica costruzione delle case contadine, risalente del secolo scorso, che si articola in tre ambienti, un riparo per gli animali annesso alla casa, un vano dove c’è un forno e la cucina ed pagliericcio per dormire posto su un piano rialzato costruito in legno. Annessa, ancora, c’è la cantina,segno che anche a questa altitudine si faceva il vino. Possiamo notare ancora la tipica composizione dei manufatti: la vasca del “pesto” dove si schiacciava l’uva di solito con i piedi nudi, la vasca di fermentazione, posta piu in basso, e la vasca di raccoltà del mosto fermentato, una vasca più piccola “il Tino” da dove il mosto veniva trasferito nelle botti di legno.
PARTENZA DA: borgo di Caselle, nel Comune di Milo. Con la macchina si percorre lo sterrato per circa 1000 metri, fino ad arrivare ad una strada della forestale lastricata in pietra lavica. Si posteggia l’auto in uno slargo vicino.
Tempo di Percorrenza: Quota di partenza: Borgo Caselle 800 m s.l.m., Dislivello: 80 m., Lunghezza del percorso: 1,6 km, Tempo di percorrenza: 1 ora a piedi.
Difficoltà: facile
Dislivello: 80 metri
LUOGHI/SITI ED EVENTUALI EVENTI DELL’ITINERARIO:
1 Quota di partenza: Borgo Caselle (Comune di Milo) 800 m s.l.m. si giunge con l’auto, Dislivello: 80 m._tappa :alla strada lastricata della forestale, di può posteggiare.
2 Si percorre per circa 150 metri il lastricato lavico – e lo si lascia al primo sterrato a sinistra – tappa lo sterrato a 50 metri si biforca e si prende a destra.
3 si percorre per circa 800 metri e si incontra sulla sinistra un’antica casetta rurale _tappa.
4 Si continua fino ad incontrare sulla destra una recinzione della forestale, siamo quasi vicini, si scende lo sterrato ripido e sconnesso per altri 100 metri e a destra si intravvede un sentiero. Si prende il sentiero e si sale Tappa.
5 si sale per circa 350 metri Tappa: fino ad incontrare l’Albero di Carrinu”, è la quercia che stiamo cercando, grande maestosa, bellissima.
La cooperativa agricola HandMade persegue un obiettivo sociale finalizzato al bene comune, dando lavoro e dignità ai propri soci, ma anche opportunità per tutta la Comunità dove opera.
Una parola grossa, che non è neanche tanto di moda, anzi suscita qualche diffidenza. Non è facile credere che possano esistere persone che dedichino del proprio tempo, energie, risorse, ecc. alla propria comunità. La cooperativa Handmade è costituita da un gruppo di persone che hanno deciso di unire le singole forze di Ciascuno socio, attraverso lo sforzo comune di superare le proprie differenze cogliendo tutto ciò che unisce di valore del gruppo. Nella considerazione che, il risultato finale prodotto dal gruppo sia più rilevante (per ampiezza, qualità, complessità, innovazione, valore) della somma dei singoli contributi che ciascun partecipante potrebbe produrre da solo.
Nel rispetto di ogni personalità, alcune persone, di norma le più estroverse, lavorano meglio in gruppo. Altre, più introverse (e spesso più capaci di offrire contributi originali), lavorano meglio da sole, e in gruppo rischiano di dare contributi limitati. Massimizzare i vantaggi di entrambe le modalità, alternando momenti collegiali e momenti individuali.
Eppure, anche chi lavora meglio da solo difficilmente può ottenere risultati importanti nel più totale isolamento, e rifiutando permanentemente ogni confronto con la comunità professionale, il contesto sociale, il mercato, il pubblico, la critica… e senza mentori e maestri, senza allievi, senza criteri di qualità condivisi. Quindi, in realtà, anche chi lavora sempre da solo ha attorno a sé un sacco di presenze con cui deve imparare a dialogare.
Ci sono lavori che strutturalmente possono essere fatti solo da più individui. In questi casi parliamo, più che di un gruppo, di una squadra: un insieme di persone, ciascuna delle quali ha un ruolo preciso, fondato su competenze specifiche e integrato con tutti gli altri.
Quello che ne verrà fuori sarà la dimostrazione che nella condivisione di intenti, nella partecipazione di Tutti, nascerà una umanità nuova, espressione di questa capacità di lavorare insieme.
Ed è quando si assumerà tale consapevolezza che si scoprirà di avere una nuova identità creativa e creatrice, all’interno della cooperativa e verso tutta la Comunità. E lo disse “Qualcuno” circa 2000 anni fa…!!
Anche altre attività sono promosse, sostenute e incentivate dalla Handmade, come quelle delle lezioni di chitarra gratuite ai bambini, un modo per condividere saperi che possono portare alla comunità un contributo di crescita, ma anche un modo di tramandare un sapere oltre il nostro tempo di permanenza in questa terra, dovere di Ciascuno come cristiani e come Persone che si sentono parte di una comunità.
Con lo stesso spirito abbiamo incentivato anche il rilancio di attività artigianali come la costruzione di cestini realizzati con le tecniche antiche, utilizzando il materiale che la natura offre. Il salice bianco che cresce spontaneo in luoghi umidi oppure i con i virgulti degli olivi selvatici o con i piccoli getti dell’Olmo.
Anche i piccoli sgabelli realizzati con i furrizzi (ferula), realizzati con la Ferula una pianta che cresce spontanea in queste montagne nebroidee.
Un sapere che rischia di essere perduto e che invece la cooperativa vuole tramandare attraverso artigiani lungimiranti e generosi, artigiani desiderosi di trasmettere questa arte ai giovani anche per poterne fare un lavoro di artigiano.
Ci vuole uno spirito nuovo da parte di Tutti per poter credere ad un futuro migliore. La cooperativa si impegna a promuovere e diffondere i saperi antichi.
Allo stesso Modo artigiane aderenti alla nostra cooperativa offrono ai turisti, ma anche ai giovani dei Nebrodi, la possibilità di imparare a “fare”, e abbiamo istituito dei corsi come una scuola di cucito di abiti medievali, o anche la scuola di ceramica.
L’esperienza delle artigiane della Handmade vanta una lunga esperienza, che ha consentito di potere realizzare una mostra di arte medievale che possiamo trovare al “Medio Expo” in Montalbano Elicona nei pressi di Palazzo Todaro. Un luogo dove le sapienti mani di Katia Foti e di suo marito Vincenzo Scaffidi, hanno consentito di potere realizzare una raccolta di pezzi unici che raccontano le storia, i costumi ed anche un fare di un tempo risalente al periodo medievale.
E allora troviamo oltre i 100 costumi medievali utilizzati per la grande sfilata medievale “Il Corteo Storico” che si tiene a metà agosto di ogni anno in Montalbano Elicona.
Troviamo i colori naturali estratti dalle piante spontanee del territorio dei Nebrodi e cosi come venivano realizzati, troviamo attrezzi per la filatura, attrezzi di laboratorio per la lavorazione delle pelli e delle armature, ecc. e tanto altro ancora …
Ognuno di noi è desideroso di conoscere le piante Mangerecce nel Territorio di Montalbano Elicona (Me), di conoscerne le proprietà e le loro ricette in Cucina.
Partecipiamo volentieri al Corso promosso da Alice Pantano e condotto dal Dott. Fabio Luchino, esperto sulle piante eduli e componente attivo della’Associazione delle piante Siciliane spontanee:
Il Corso si terrà presso i locali di Via Principe Umberto n. 13 presso l’AgriRistoArte “Il Ritrovo dei Re” in Montalbano Elicona Sabato 14 aprile 2018 alle ore 16.00 e Domenica.
volgarmente conosciuta come ovolo buono, è uno dei più apprezzati e ricercati funghi commestibili, da molti consumato anche crudo con insalata. Al contrario di molte specie fungine che necessitano di umidità elevata, questa specie predilige un clima secco.
La sua prelibatezza indusse gli antichi Romani a definirlo “Cibo degli Dei” ed a tutelare i boschi in cui si riproduceva. Lo possiamo trovare nell’areale del Nocciolo.
Il castello di Aci si trova ad Aci Castello in provincia di Catania. La fortificazione di incerta origine, fu il fulcro dello sviluppo del territorio delle Aci nel medioevo. Durante i Vespri siciliani, fu assoggettato alla signoria di Ruggero di Lauria, quindi in epoca aragonese fu di Giovanni di Sicilia ed infine degli Alagona venendo più volte assediato. Attualmente è sede di un museo civico.
Il promontorio basaltico dove il castello sorge, era separato dalla terra ferma da un braccio di mare, che fu completamente colmato dalla eruzione del 1169.[senza fonte]Storicamente un primo castello fu edificato nel VII secolo d.C. (secondo altri nel VI secolo) dai bizantini su di una preesistente fortificazione diperiodo romano forse del 38 d.C. e chiamato Castrum Jacis e volto alla difesa della popolazione dalle scorrerie. Nasce dopo il castello Ursino ed è stato fortificato solo da e per gli Alagona. Il Kastron ed il Castrum di Aci vanno ricercati altrove.
Il qalat musulmano
Distrutta ed occupata la forte Taormina, nell’estate del 902 l’emiro Ibrahim stava per assaltare il castello di Aci. La popolazione sicura della sconfitta preferì capitolare, pagare lagiziah e deporre le armi consegnandosi ai musulmani. Il paese fu lasciato intatto ma il castello e le fortificazioni saranno rase al suolo.
Nel 909 il califfo ‘al-Mooz, fece riedificare sulla rupe una fortificazione (qalat), che doveva far parte di un più vasto sistema difensivo atto a proteggere l’abitato.
Nel X secolo sotto la dominazione araba il borgo fu chiamato ‘Al-Yâg o Lî-Yâg, fu un importante centro della Sicilia orientale (secondo Al-Muqaddasi, storiografo che scrisse ilKitab ‘ahsan ‘at taqasim ). Forte e preminente rimase però l’impronta bizantina, tanto che lo scrittore Ibn al-Athir, nella sua opera Kamil ‘at tawarih, racconta di una Aci quale centro della resistenza[1].
Il 17 agosto 1126 il Vescovo abate Maurizio di Catania ricevette nel castello di Aci le reliquie di sant’Agata, riportate in patria da Costantinopoli dai cavalieri Goselmo e Gisliberto[3]. All’interno di un ambiente che probabilmente era una piccola cappella, sono ancora visibili alcune tracce di un affresco che ricorda l’avvenimento.
E’ un sentiero che inizia dal quartiere Santa Caterina in Acireale (CT), dalla piazzetta, con una vista sulla timpa e sul mare, Taormina e la Calabria.
Passeggiata con media difficoltà. adatta ad escursionisti determinati a sfidare la ripidità della risalita dalla timpa al piano (170 s.l.m.). Il suo imbocco si trova affiancato alla chiesetta della Madonna dell’Aiuto (riedificata tra il 1769 ed il 1773) che si apre sulla via omonima. Quest’ultima è una stretta stradella rurale raggiungibile dalla frazione di Santa Caterina o da Santa Maria delle Grazie, delimitata da alti muri in pietra lavica.
Questo sentiero racconta la natura incontaminata, la flora e la fauna del sito ed un paesaggio del mare e della sua costa rocciosa, e la cui scogliera è difficilmente raggiungibile dai bagnanti. Un paesaggio naturale e luoghi che raccontano una storia di fatiche di una agricoltura che ricavava i prodotti dal poco suolo che metteva a disposizione.
PARTENZA DA: Dal B&B in auto vi si giunge in 20 minuti. Con il Bus da Acicastello, che passa per Acireale ogni ora, impiega una ventina di minuti. Giunti alla Fermata di piazza D’uomo. Si raggiunge a piedi il “quartiere del Carmine” denominato “o Cammunu”, si scende per la via che scende sulla litoranea e si fa il sottopassaggio per il quartiere di “Santa Caterina”. Si percorrono delle vie strette e che portano alla piazzetta, un affaccio sul mare incantevole.
Tempo di Percorrenza: Specificare a Piedi dal B&B si impiega 1,50 ore ma in macchina o in bus in 20 minuti si raggiunge la destinazione. In 45 minuti in Bici, in Auto in 20 minuti. Giunti alla fermata di piazza Duomo di Acireale si arriva alla piazzetta e poi si percorre la strada antica fino alla chiesa della “Madonna dell’Aiuto” in altri 20 minuti.
Difficoltà: media
Dislivello: 170 metri (dal Mare alla fermata del Bus)
LUOGHI/SITI ED EVENTUALI EVENTI DELL’ITINERARIO: Elencare luoghi/siti a) in ordine di visita,
Acireale – Quartiere del Carmine- Santa Caterina – tappa – Vista panoramica dalla piazzetta sul mare;
Percorso della strada che arriva ad una prima chiesa e poi fino alla Madonna dell’Aiuto, tra fauna e flora tipica, Rilievi paesaggistici della costa, muri a secco in pietra lavica, e vecchi manufatti, fino alla Chiesa Medonna dell’Aiuto;
Costeggiando la piccola stradina rurale che porta il nome della Chiesa.
Il paesaggio si fa piu mediterraneo, articolato tra grandi alberi di origine mediterranei, Bagolaro, Eucalipto, Alaterno, Ulivo domestico ed Edera arborescente, fino al ciglio del Costone lavico;
Tempo di Percorrenza: Si puo arrivare in auto fino alla chiesetta della Madonna dell’Aiuto. si raggiunge a Piedi il mare da un sentiero.
Difficoltà: medio
Dislivello: 170 s.l.m.
Superato un cancello metallico aperto la stradella diventa un viottolo. Dopo l’incontro con un monumentale esemplare di Roverella, si giunge su un falsopiano che si affaccia quasi a picco sulla scarpata sottostante e che offre un’estesa visuale sul mare: a destra la spiaggia diAcquegrandi ed a sinistra i declivi della Timpa di Don Masi, dove sono presenti la Roverella, l’Olivastro e popolamenti di Cannuccia del Reno (Arundo pliniana). È un eccellente punto di osservazione per l’avifauna. Nei pressi del pianoro, doveva localizzarsi uno dei punti di avvistamento distribuiti sul litorale ai tempi delle incursioni piratesche. Troviamo inoltre un cippo commemorativo dedicato al giovane Matteo Mustica, sub catanese deceduto per embolia nel sottostante specchio d’acqua. Ci si incamminerà verso il mare per uno scosceso sentiero a gradini in pietra che attraversa la scarpata con punti di dislivello accentuato e si immerge nel paesaggio consentendo di osservare aspetti tipici di vegetazione (Olmo, Bagolaro, Alaterno, Euforbia, Fico d’India, Asparago pungente, Garofanino delle rocce), nonchè spaccati geologici di notevole interesse. Giunti sulla spiaggia, ampia ed estesa per alcune centinaia di metri, formata essenzialmente da pietre arrotondate dalla azione marina (coculi), è probabile rinvenire la sorgente a fior d’acqua che dà il nome al luogo: è di portata variabile, una volta copiosa (da cui il nome ranni = grande). Spostandoci verso nord, sulla battigia si osservano grandi macigni alveolati per corrosione dei sali marini e diverse specie vegetali costiere (Violaciocca, Cappero, Spinasanta, Finocchio di mare). Dopo circa 200 metri (ma è assai difficoltoso giungervi via terra) troveremo un significativo giacimento fossilifero. NOME E COGNOME DELL’AUTORE: Silvio Scuto
La città fu riportata alla luce nell’autunno del 1955 dalla missione archeologica dell’Università di Princeton (Stati Uniti). Gli scavi sinora compiuti consentono di seguire lo sviluppo dell’insediamento per un periodo di circa un millennio, dalla preistoria all’epoca romana. L’area più facilmente visitabile, recintata dalla Sovraintendenza, conserva resti dalla metà del V alla fine del I secolo a.C., il periodo di massimo splendore della città.
AREA ARCHEOLOGICA DI MORGANTINA: Orari di visita: tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00
Link Biglietteria I visitatori hanno facoltà di acquistare il biglietto cumulativo per la visita della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, il Museo di Aidone ed il sito archeologico di Morgantina.