I porticcioli la pescheria e le spiagge di Catania:
[su_frame][su_slider source=”media: 1740,1477,1476,1478,1203,1204,1205,1199,1161,1158,1121,1122,1123,1124,231,232,236,237,238,235,981,983,984,989,990,992,993,1002,995,1149,1163,1164,1468,1467,1466,1461,1463,1464,1472,1479,1485,1484,1483,1798,1801,1805″ limit=”100″ link=”image” width=”780″ height=”480″ responsive=”no” centered=”no” pages=”no” autoplay=”7000″ speed=”700″][/su_frame] Catania, una città di pescatori dove il pesce entra nella dieta quotidiana delle famiglie, ma anche di agricoltori, imprenditori con una antica tradizione di artigianato. Il mare di Catania lo troviamo con la sabbia colore ocra e con la scogliera di pietre nere, frutto della colate laviche che sono giunte fino al mare e in seguito con l’azione delle onde del mare il magma consolidato è stato levigato per ottenere le “Cocole” di pietra. Un tempo c’erano tanti porticcioli, oltre a quello principale del Porto di Catania, segno che l’attività della pesca era importante nell’economia della città. Oltre a san Giovanni Li Cudi, possiamo visitare il Porticciolo di Ognina, ecc. La “pescheria” situata vicino all’ingresso della porta della città è luogo conosciuto da tutti catanesi, è un luogo di incontro dove la gente trova il Sentire e gli umori della città. Gli ingredienti sono sempre gli stessi, i colori e gli odori del mare, le grida promozionali per la vendita del pesce, si parla gridando, si canta e spesso cè il racconto della vita del momento della gente catanese. La Pescheria è diventata una meta turistica per tanti che vogliono assaporare e conoscere i Catanesi. Oggi costituiscono un motivo ancora colorito di rendere la professione del pescatore un attività tra le piu interessanti.
La riserva del Simeto è una area protetta tra le piu belle per gli aspetti floristici e faunistici che si trovano.
Siamo partiti da Villa Ortensia alle ore 8.30. Percorrendo il lungo mare di Ognina, attraversiamo Catania dal lato sud e verso il porto costeggiando ” Gli Archi della Marina” al Porto. Il percorso si snoda lungo la strada della Playa, ricca di Lidi e alberghi lungo una spiaggia di sabbia che ha la caratteristica di avere i fondali bassi per circa 400 metri. I fondali ricchi di “telline” con cui si fanno dei piatti buonissimi.
Percorriamo la strada nazionale che porta a Siracusa per fermarci in zona “Ponte primo Sole” sul Fiume Simeto dove troviamo l’ingresso della Riserva Protetta della Foce del Simeto.
Abbiamo impiegato 20 minuti. Troviamo un presidio della Riserva, ci danno degli opuscoli descrittivi della fauna e della Flora, invitandoci a firmare il diario dei visitatori.
L’ingresso è gratuito. Saliamo da una scalinata che porta in una stradina dritta verso il mare, in terra battuta, e costruita sull’argine del Fiume Simeto.
Il paesaggio è subito di incanto. A destra si vede una vegetazione ripariale tipica dei Fiumi, canneti, cespugli dai mille colori, ancora non si vede lo scorrere dell’acqua, e i colori delle argille bagnate da una pioggia di qualche ora prima contrastano la intensità del verde dell’erba e del blu del cielo. Lo spettacolo è assicurato.
I colori, gli uccelli, il sole forte e intenso, si avverte il suono dello scorrere dell’acqua del Simeto.
A sinistra si vede l’Etna fumante e semicoperta da nuvole dalle forme strane, belle e qualcuna dall’aspetto inquietante, forse pioverà!
Si vede il cratere centrale che fuma, i rilievi rocciosi imponenti e piu in basso i boschi di castagno: SI affacciano da quelle alture i paesini etnei fino in basso alla città di Catania.
Scendiamo verso il mare e lo sguardo si ferma su qualche uccello, colombacci, anatre, Gazze, ecc. che sorvolano sul nostro andare. A Sinistra ci sono campi ancora coltivati a grano intervallati da una vegetazione a volte selvaggia e imponente, e poi ancora agrumeti di arance e limoni.
Si comincia a scorgere il fiume e ci si avvicina per sentirlo e scoprirlo. I colori della sua acqua sono come la sabbia. Ci pervade un silenzio naturale, solo il tremolio delle foglie, lo svolazzare degli uccelli, l’andare dell’acqua lento, uniti ai nostri passi, sono gli unici suoni che si avvertono.
Si comincia scorgere il lavoro dei pescatori sul fiume. Piccole barche per la pesca dell’anguilla. Barche che portano i visitatori nell’entroterra per visitare le terre di grano e di agrumi che lambiscono il fiume, che stanno ferme all’ancora sulla riva.
Natura viva e sofferta dalle esondazioni delle acque del fiume. L’inverno è alle spalle e la natura si prepara al meglio di sè.
Siamo giunti vicino al mare, altre barche, altri suoni si avvertono, la luce apre all’orizzonte spazi lontani, bellezza e tristezza allo stesso tempo, si avverte un pudore verso quella natura troppo vessata. Si vedono pescatori, bagnanti, visitatori, bambini e adulti in bici.
Ci si lascia accompagnare dalle onde del mare che risuonano sui nostri passi, oramai silenti. Passi e poi passi, sulla battigia, verso dove si vorrebbe scoprire la mèta. Sì, siamo arrivati alle Foci del Simeto. Si uniscono improvvisi, suoni, forme, colori del cielo, colori dell’acqua, colori della sabbia, odori, e gesti!
Affiorano ricordi, belli, brutti. Un attimo di bellezza pura, in mezzo a tanto osare, sguardi lontani, sapore del vento, sale sulle labbra, carezze sulla pelle della brezza del mare, sospiri. Respiro. silenzio. pace.
Ci si prepara al rientro. Un rientro, con un po di malinconia, si trova la forza di distaccarsi da attimi di tempo ritrovati, per tornare al nuovo giorno.
Uno sguardo sulla prossima mèta, L’Etna, superba, seducente e viva. Verrò a trovarti, verrò a cercarti, forza di vita, vetta e mèta di ogni andare.