Le ns creme spalmabili. 7 motivi per un prodotto Italiano di eccellenza.
La provenienza della Materia Prima: le nocciole provengono da piante antiche di oltre 100 anni che conservano un alto valore aromatico e nutritivo, così come natura crea, e non sono state manipolate geneticamente; la nostra coop. Ha ripreso a coltivarle dopo essere state abbandonate da piu di 20 anni.
I ns noccioleti vengono coltivati con una agricoltura di tipo “agroecologico”, senza l’uso di chimica, con bassissimo impatto sul terreno e sugli esseri viventi che convivono con il noccioleto.
I ns prodotti sono il risultato di una scelta di condivisione con il Creato, senza sfruttamento della terra e senza prevaricazione sugli altri esseri viventi che abitano i nostri noccioleti;
La preparazione del Cibo per i nostri ospiti è un trasferire una energia positiva per il corpo e e per l’anima.
I ns. prodotti sono legati alla Bellezza del territorio dei Nebrodi in Sicilia, i noccioleti sono coltivati a 1000 mlm dove l’aria è pura, tra paesaggi di boschi e natura, ruscelli di rara bellezza, dove i territori guardano il mare e le isole Eolie;
Abbiamo scelto di ottenere dalle nocciole una crema spalmabile che non fosse alterata da trattamenti industriali, ma dalle sapienti mani di persone innamorate della terra, portatori di saperi, di passione, e amanti della Bellezza. Abbiamo scelto di lavorare la nocciola in purezza, senza conservanti, senza latte e senza glutine, e senza olio di palma, solo pochi ingredienti bio.
Alto Valore nutraceutico, sono molto energetiche e rimineralizzanti, leggermente lassative e fortificanti, si rivelano utili nei casi di convalescenza, per gli sportivi, nei casi di spossatezza fisica e mentale, nelle donne in gravidanza, per i magri, gli adolescenti, gli astenici e gli anziani. Un apporto calorico piuttosto elevato (628 Kcal/100 gr); sono ricche di grassi insaturi, benefici per il cuore; omega 3 e omega 6 contro il colesterolo cattivo, contengono acido oleico, utile per innalzare i livelli di colesterolo buono, hanno un buon contenuto di magnesio, che rafforza i muscoli e regola i livelli di calcio in essi; contengono manganese, che attiva gli enzimi digestivi e facilita la sintesi degli acidi grassi e del colesterolo. Inoltre, promuove il metabolismo delle proteine e dei carboidrati. Le nocciole contengono fibre, che facilitano il transito intestinale e l’eliminazione delle tossine; sono ricche di vitamina B6, necessaria per la creazione della mielina, che incrementa la rapidità e l’efficacia degli impulsi nervosi ed è tra le sostanze fondamentali per la sintesi della serotonina, della melatonina e dell’epinefrina, neuro trasmettitori del sistema nervoso. Per il loro contenuto vitaminico e per la presenza di acidi grassi polinsaturi, sono consigliate in caso di demineralizzazione e magrezza, mentre i sali minerali in esse contenuti, preziosi per il nostro organismo (tra cui manganese, potassio, calcio, rame, ferro, magnesio, zinco e selenio), sono un vero e proprio integratore energetico naturale
La cuccìa (dolce) è un dolce di grano bollitto solitamente mescolato con crema di ricotta o di latte, zucca candita e scaglie di cioccolato. Tipico e apprezzatissimo dolce della Festa di Santa Lucia del 13 dicembre insieme alle panelle dolci e agli arancini al cioccolato, la cuccìa di Santa Lucia è consumata in particolar modo nelle zone di Palermo e Siracusa, che se ne contendono l’invenzione. Infatti, secondo la tradizione, la cuccìa intende ricordare due episodi molto simili avvenuti a Palermo nel 1646 e a Siracusa nel 1763. Da tempo il popolo era stremato da una terribile carestia e invocava l’aiuto divino affinché la propria sofferenza avesse termine. Impietosita dalle sue preghiere, Santa Lucia si impegnò a fare attraccare alcune navi cariche di grano nei rispettivi porti delle due città. Tuttavia, serviva troppo tempo per trasformare il grano in farina e poi in pane e così tanto i palermitani quanto i siracusani decisero di adottare la soluzione più immediata per placare la fame: bollirono il grano e lo condirono con un po’ d’olio. Così nacque la prima cuccìa ed è per rispetto di quei giorni difficili e della misericordiosa Santa Lucia che ancora oggi è usanza molto osservata tra gli abitanti delle due città siciliane e dei paesi vicini astenersi dal consumo di pasta e pane ogni 13 dicembre.
La cuccia (salata) con olio può essere considerata la ricetta base, quella più semplice, direi quasi monastica per la preparazione di questo piatto legato al culto di Santa Lucia.
Il 13 Dicembre è dedicato alla devozione della Santa e, come vuole la tradizione (anche se quest’usanza va scemando presso le giovani generazioni), molte famiglie siciliane usano cucinare il grano che, per quel giorno, sostituisce completamente il consumo di pane e pasta.
Chi non adora il latte di mandorla? di riso, di cocco, ecc. Si puo fare in casa anche il latte di nocciola seguendo una ricetta davvero semplicissima, basta avere un frullatore e 10-15 minuti di tempo per preparare una bevanda vegetale fresca che si può conservare per un paio di giorni in frigo. \Come preparare il latte di nocciola…, occorrono: 100-200 gr. di nocciole sgusciate, 800-1000 ml di acqua, 120-200 gr. di Zucchero di canna Biologico.
PREPARAZIONE
Mettere a mollo le nocciole in abbondante acqua per almeno 12-15 ore, si scolano e si mettono in frullatore per tritarle finemente. A questo punto aggiungete altrettanta acqua del volume del trito di nocciole tritate e frullate ancora il tuttoper altri 5-10 minuti. Sciogliere al fuoco lo zucchero di canna con altrettanta acqua e preparare uno sciroppo, da miscelare alla fine con il liquido ottenuto. Infine aggiungete l’acqua rimasta e frullare il tutto per qualche minuto, fare risposare 60 minuti. Ora prendere un colino a maglie strette oppure una stoffa bianca di cotone per filtrare il latte di nocciola ottenuto. Alla fine strizzare bene il trito di nocciole, l’ultimo succo è quello che da sapore. Ciò che rimane lo potete riutilizzare in una torta o in una crostata.
I Romani donavano piante di nocciolo come augurio di pace e prosperità, distribuendo nocciole e noci in occasione delle nozze per augurare fecondità agli sposi. E credevano anche che un ramo di nocciolo, è la difesa più sicura contro le serpi che se toccate con una verga i nocciolo sarebbero morte. I rami di nocciolo sono usati anche oggi dai rabdomanti per cercare l’acqua nel sottosuolo o materiali preziosi, come l’oro. Nell’era dei Maghi e delle pozioni magiche era tra gli ingredienti piu usati. Oggi conosciamo il nocciolo e i suoi frutti e le tante tantissime proprietà benefiche oltre che apportare una carica energetica, usato da Coloro che sono soggetti a fatiche, sportivi, lavoratori, ecc.
Nel territorio dei Nebrodi assistiamo ad un progressivo ed inesorabile abbandono delle terre e anche dei Noccioleti, è il fenomeno conseguente è lo svuotamento dei paesi e il disintegrarsi delle comunità residenti, migranti verso territori piu rassicuranti. Tutti gli esseri viventi assumono un ruolo fondamentale nel ciclo vitale dei territori montani e sostanzialmente contribuiscono alla formazione e alla stabilità dell’habitat e del Paesaggio. In questi territori montani si viene a configurare una forma nuova di agricoltura che assume nuovi compiti di Custodi della Natura e di nuova interazione tra montagna e città e tra “tradizione” e “modernità.” Un significato nuovo di Agricoltura che si vede ad assumere compiti diversi e nuovi nella Comunità non solo come fornitore di prodotti della terra ma anche come fornitore di servizi alla comunità stessa, non di meno sul piano sociale svolge un ruolo rifondante di un nuovo modo di fare comunità. E’ la Comunità transitoria e itinerante. Una nuova forma di turismo dove i residenti della città, per brevi periodi, una settimana, un mese o più, si spostano in montagna: per riposo, per lavoro, per turismo, per studio, e diventano parte integrante della Comunità Accogliente.
Il Turismo sulla montagna per noi umani rappresenta per Alcuni una necessità per poter staccare la spina dalla routine e per Altri una fonte di reddito e ciò ci motiva alla tutela del Paesaggio, sinonimo di bellezza e naturalità.
Il modo di fare Agricoltura sulla montagna deve avere quindi un altro approccio di tipo agro-ecologico, dove ogni essere vivente ha lo spazio necessario per interagire costruttivamente con il resto del Creato. Per la categoria degli umani il rispetto del paesaggio e dell’abitat a tutela di tutti esseri viventi che contribuiscono a formarlo è un orizzonte nuovo ancora tutto da costruire e formalizzare in un nuovo approccio di fare agricoltura considerata spesso “marginale” ma che in effetti ha un grande valore ambientale e sociale. Ma quale è il principio fondante di un Agricoltura Agro-Ecologica? E’ la necessità di condividere l’Habitat con tutti gli Esseri del Creato. Da un lato noi umani potremo svolgere un ruolo di timido regolatore e dall’altro garantire che ogni essere vivente e ogni elemento naturale possa essere assecondato nel proprio interagire con il Creato.
Abbiamo da raccontare e far conoscre il Territorio, insieme a tanti amici cultori e appassionati della storia, dell’archeologia, dei costumi e della gente di questi territori dei Nebrodi storie che hanno un lieto fine, che raccontano di un viaggio che dura di oltre 5000 anni per andare dove? quando? Come? Sono le domande di sempre, di ogni Comunità, di ogni persona di ieri e di oggi. La storia, la scienza, i Territori e i Paesi, le Comunità locali, le Pietre, raccontano che c’è qualcosa sempre di oltre a tutto questo. Il viaggio che Vi proponiamo, vissuto in diversi itinerari a piedi, vi sveleranno il “mistero” senza dare una soluzione, produrranno altre domande, per il prosequio del medesimo viaggio, di una Umanità Errante e mai arrivata.
“La vita per essere vissuta bene, deve sapere di pane”.
Il pane è una metafora della “Vita”, prima di diventare tale è seme, sepolto e affidato alla fredda terra, dove contende la sua vita con tutti gli esseri viventi e non, presenti nel mondo oscuro del terreno, ricco di vita e di tutto quello che ‘ tornato alla terra, animali, piante, insetti, e anche gli stessi umani. Ai primi tepori germina tutto si muove più veloce e comincia una trasformazione, vengono emesse le radichette e un piccolo germoglio, ed inizia un cammino verso la luce, e deve convivere, e resistere, e condividere la sua vita con il suo ambiente attorno e quando riesce a portare a compimento la spiga matura piena di nuovi chicchi di grano pronta per essere raccolta, deve essere separata, dai semi non buoni. E prima di poter avere del del “Pane” il grano passa prima da una macina, stritolato e sminuzzato per diventare farina. Per diventare pane la farina ha bisogno dell’acqua e l’impasto deve essere lievitato e passare nella calura del forno a 300 gradi. Si sente adesso il profumo del Pane.
Ma il viaggio continua: Il pane nutrimento della vita umana, per entrare a far parte del nostro corpo deve essere masticato e digerito e poi essere assorbito nel sangue per diventare parte delle nostre cellule e del nostro corpo. E’ cosi che il pane diventa una parte di noi, e a sua volta, ciò che prima era diventato parte del grano, assorbendo i nutrienti prelevati dal terreno e dall’aria, ora anch’essi fanno parte di noi siamo diventati una cosa sola. E’ Meraviglioso!
I mulini costituiscono quei congegni che l’uomo ha inventato per facilitare la trasformazione del chicco di grano in farina. Sul Fiume Elicona ci sono testimonianze di tali manufatti. Ve ne rappresento uno “il Mulino della Chiappazza” nel territorio di Montalbano Elicona sul Fiume Elicona. Un esempio del funzionamento del Mulino.
Valutazione del grado di difficoltà: Percorso medio facile; non adatto per bambini sotto gli otto anni con poca dimestichezza con le arrampicate. Poco adatto a chi ha difficoltà a camminare. Eì opportuno dotarsi di scarpe da Trekking, una bottiglietta di acqua, portarsi dietro qualche barretta di cioccolata; e dei semini di frutta secca.
Si Parte: ore 10.00 dalla piazza del Comune, nell’attesa si racconta una breve storia di Montalbano Elicona, Crocevia di popoli ed eserciti, porta di ingresso nell’entroterra siciliano e luogo di sosta di eserciti e regnanti come Federico II di Svevia;
si parte per raggiungere l’antico sentiero “Gambarella” tra i boschi e si arriva al bivio di due sentieri a destra per scendere alla “Pietra alla Chiappazza” detta “Sentiero Cambarella” a sinistra detta “Sentiero Carboniere o maletto” per andare in “Contrada Maletto”.
Il paesaggio è incantevole, e durante il percorso possiamo notare le tracce di una permanenza umana, piccoli appezzamenti in cui si viveva, 4 pecore, 1 maiale, un piccolo orto, la legna per l’inverno e spesso serviva come deposito delle cose di casa della famiglia. Gli uccelli ci volano vicino e si sente il loro canto in coro senza che questo diventi fastidioso, la brezza ci accompagna e rende fresco e piacevole il nostro cammino;
Si scende a valle e intravvediamo il fondo valle dove passa un braccio affluente del fiume Elicona, il “torrente Maletto”, la vegetazione particolarmente rigogliosa, si differenzia per il suo colore verde e la sua varietà di forme e tonalità di verde. Lo sterrato porta a valle ma ai margini si notano colori e profumi ed emergono prepotentemente durante il nostro andare;
Arriviamo al fondo della valle, adesso al fruscio della brezza sulle foglie si aggiunge il suono dell’acqua del torrente, cerchiamo il passaggio che ci consente di attraversarlo per inoltrarci nel sentiero che ci porta nel letto del torrente fino al “Ponte di Ferro”.
Ci si inoltra nel bosco fino a scendere al fiume, nelle stagioni estive a partire da giugno è piu che un piccolo ruscello, dall’acqua limpida, dove si possono intravvedere le piccole trote, gli avannotti, le farfalle, danzano nell’aria e ci accompagnano nella nostra fatica del percorso. Io mi fermo a bere l’acqua del fiume, dove è piu in movimento, e come fanno tutti gli esseri viventi assetati mi inginocchio e ringrazio madre terra e sorella acqua che è buona e fresca;
Lo spettacolo della natura è in onda, le pietre con le sue forme, la natura che copre ogni angolo come nessun architetto del verde non saprebbe fare, colori e forme, odori unito a quello dello sterco delle mucche, e le tracce di una bevuta al fiume. Si scarpina tra un salto ed un altro di una pietra, si cercano nuovi passaggi più facili, attraversando una riva all’altra, e diventa quasi un gioco o una danza nella natura. Incontriamo sulla sinistra il primo Mulino, posto in alto e raggiungibile da una rampa in pietrame a secco. Bella l’architettura e ti proietta nel tempo passato quando con i muli i contadini accompagnavano da basso sulla rampa fino al Mulino, in attesa del proprio turno per molire quel grano che rappresentava la sopravvivenza per l’inverno avvenire. Ora siamo in alto, a sinistra una vecchia casa del mugnaio, oramai diruta, piu avanti il mulino, senza macina e senza i congegni che l’accompagnavano; ci si muove tra la vegetazione e lo sguardo va al fiume intorno e sembra ancora di sentire don Nino che attendendo il suo turno scherzava con don Turiddu, i muli infastiditi dalle mosche tenevano la coda sempre in movimento per rendere difficile alle mosche potersi posare; il rumore dell’acqua sulla palette della macina, e Don cola che usciva con il suo sacco di farina…. “benedicere a tutti…!! un saluto era d’obbligo prima di riprendere la strada di casa;
Si riscende dalla rampa e si riprende il cammino lungo il letto del torrente Maletto fino ad arrivare ad un altro mulino sulla destra, posto anch’esso più in alto;
ore 11.30 Si giunge più avanti alla confluenza del fiume Elicona e in alto troviamo un altro mulino, lo troviamo in migliori condizioni rispetto agli altri e possiamo notare due uscite dell’acqua, segno che questo disponeva di ben due macine; Piu avanti troviamo il “ponte di ferro” costruito dagli americani durante la seconda guerra e consentiva ai contadini e i muli di passare senza dover scendere al fiume e guadarlo;
Alla nostra sinistra notiamo una grande pietra piatta inclinata denominata “Pietra a Chiappazza” a sud circa 10 metri per 20 metri. Su questa pietra venivano asciugati i panni delle massaie che venivano a lavare i panni di casa al fiume un percorso che veniva fatto più volte al giorno.
ore 12.00 – si riprende l’antico “sentiero Gambarella” di ritorno. Il posto è incantevole il selciato ha resistito al tempo ed ancora racconta i passaggi del mulo, delle mucche, dei contadini e delle donne, fatica e bellezza, un misto che accompagnavano la vita di sempre e di Tutti, di chi saliva e di chi scendeva, si sale e ci si riposa ogni tanto guardandosi in giro, come a salutare ciò che si lascia, la brezza e il fruscio delle foglie, il fragore dell’acqua viene assopito dalle poche parole che si riescono a sibilare dal fiato che ci rimane per la risalita, prima del nostro arrivo al punto di partenza alle 12.30.
Per Organizzare rivolgersi:
Un saluto affettuoso va all’Associazione “il Ramarro” con cui il CEAN (Centro di educazione ambientale dei Nebrodi) ha collaborato per tracciare il percorso di questo sentiero in occasione del campo di lavoro di volontariato internazionale nell’agosto 2017 organizzato “dalla stessa associazione Ramarro”
GELATI E GRANITE ARTIGIANALI CON PRODOTTI DELLA NOSTRA AZ. AGRICOLA Handmade
Gelati cono/coppetta:
Nocciola: (realizzato con le nostre nocciole certificate biologiche) Gianduia: (realizzato con le nocciole il cioccolato e cacao); Limone: (realizzato con i limoni dei Nebrodi) Novità: al Sambuco (ricavato dalle bacche del Sambucus Nigra, da noi raccolte e lavorate fino a ricavare lo sciroppo di Sambuco);
Riportiamo le propietà benefiche del Sambuco Nigra.
IL SAMBUCO
Sambuco, una pianta ricca di benefici per la nostra salute. I suoi fiori ma anche i frutti si possono sfruttare in tanti modi e si prestano a diversi usi sia alimentari che curativi. Scopriamo allora tutte le proprietà di questa pianta che rappresenta un vero e proprio antibiotico naturale senza dimenticare le possibili controindicazioni.
Il sambucoè noto fin dall’antichità per le sue doti terapeuticheche si sfruttavano in particolare nel trattamento di febbri ed infezioni. Della pianta si utilizzano a scopo alimentare ma anche curativo soprattutto fiori e frutti. Le bacche di sambuco sono infatti, oltre che buone, anche ricche di fantastiche proprietà curative.
Il sambuco vanta proprietà davvero interessanti. E’ molto ricco di vitamine tra cui la vitamina C e la vitamina A (queste si sfruttano in particolare tramite le bacche fresche) e sali minerali. Si può assumere quindi come vero e proprio integratore naturale. È inoltre una buona fonte di flavonoidi, sostanze antiossidanti.
Questa pianta è utile a rafforzare le difese immunitarie sia in fase preventiva che ai primi sintomi di raffreddore ed influenza. È considerato un buon antinfluenzale naturale grazie soprattutto alle sue proprietà diaforetiche (ovvero la capacità di aumentare la sudorazione) che consentono l’abbassamento della temperatura corporea in caso di febbre. Si tratta inoltre di un rimedio diuretico, digestivo e lassativo, richiama infatti acqua nell’intestino facilitandone la regolarità. Vanta inoltre doti antinfiammatorie e antireumatiche, aiuta tra l’altro ad eliminare l’acido urico in eccesso nel corpo. Grazie sempre alla sua capacità di favorire la sudorazione, il sambuco è anche un buon rimedio depurativo che favorisce l’eliminazione delle tossine. Molto utile anche in caso di problemi alle vie respiratorie le cui mucose contribuisce a sfiammare, aiutando anche a fluidificare ed espellere il muco in eccesso.
Il sambuco migliora inoltre la circolazione sanguigna e contribuisce ad eliminare alcuni tipi di dolori in particolare quelli associati al mal di testa o localizzati sulla schiena.
Uno studio di qualche anno faha inoltre messo in luce un effetto molto interessante del sambuco. Gli esperimenti sono stati fatti ovviamente utilizzando un estratto titolato e standardizzato a base di bacche di questa pianta. I ricercatori della Justus Liebig University di Giessen in Germania, hanno notato come alcuni microrganismi patogeni possono essere efficacemente combattuti proprio con il sambuco. Si può consideraredunque una sorta di antibiotico naturalein grado di bloccare la crescita dei batteri fino al 70%. In particolare la sua azione si è evidenziata nei confronti dello Streptococcus pyogenes e della Catarrhalis Branhamella, responsabili di diverse infezioni alle vie respiratorie.Ricapitolando il sambuco è:
Le proprietà che vanta il sambuco lo rendono utile in molte circostanze. Il sambuco è spesso consigliato in caso di influenza e raffreddore, tosse, bronchite, rinite altri problemi alle vie respiratorie, stitichezza, cistite, reumatismi, gotta, dermatiti e per chi vuole disintossicare l’organismo aiutandosi con qualche rimedio naturale.
Altre situazioni in cui si può utilizzare il sambuco sono ad esempio il mal di testa o mal di schiena.
Si possono sfruttare i benefici del sambuco in caso di:
Montalbano Elicona “Passeggiate Federiciane” per il Centro Storico
Il “Borgo dei Borghi 2015” un riconoscimento che ha valso la notorietà di Montalbano Elicona (Muntarbanu in siciliano) come un attrazione turistica da conoscere e visitare tra le proposte più interessanti dei Nebrodi. ALTITUDINE m. 907 s.l.m., ABITANTI 2835 (1000 nel borgo). Il toponimo Montalbano secondo alcuni studiosi deriva dal latino mons albus, con riferimento ai monti imbiancati di neve; altri ritengono che il nome derivi dall’arabo al-bana, con il significato di “luogo eccellente”. Studi più recenti ne fanno derivare il nome da Sesto Nonio Albano, latifondista romano, cittadino della vicina Tindari, che sarebbe l’eroe eponimo della città. Il nome del fiume Elicona è di chiaro etimo greco (elikon = tortuoso) e compare presumibilmente nel IV sec. a.C.
Nel IX sec. d.C., si hanno le prime notizie del borgo che, conquistato dai bizantini, assume l’aspetto di una rocca fortificata; nell’843 Messina cade sotto il dominio arabo e con essa, probabilmente, Montalbano. XI-XII sec., all’epoca della conquista normanna (1061) risale l’arrivo di una colonia “lombarda”, proveniente in realtà dal Monferrato, che ha lasciato traccia nel lessico e nella fonetica del dialetto di Montalbano; verso la metà del XII secolo si ha la prima notizia ufficiale di Montalbano nel celebre Libro di Re Ruggero del geografo arabo al-Idrisi che definisce il luogo “una rocca assai aspra a salirvi e scendervi ma ricca di ogni bene”; con i normanni la rocca di Montalbano si arricchisce di torri e diventa possedimento demaniale, sotto il diretto controllo della corona, rimanendo tale anche sotto gli svevi. XIII-XIV sec., nel 1211 l’imperatore Federico II di Svevia concede la rocca in dote alla sua prima moglie Costanza d’Aragona; Il Borgo a seguito delle riforme imposte da Federico II ma per essersi ribellato all’imperatore, come le altre colonie lombarde della Sicilia, nel 1233 il borgo è distrutto e gli abitanti sono deportati in parte ad Augusta e in parte a Palermo ed Agrigento; tuttavia, Federico II, consapevole dell’importanza strategica di Montalbano, ricostruisce il castello inserendolo in un piano generale di consolidamento delle fortezze siciliane; con re Manfredi nel 1262 Montalbano è elevata al rango di contea e affidata a Bonifacio Anglona, zio dello stesso re; gli angioini nel 1270 continuano l’opera di consolidamento del castello, ma il periodo d’oro di Montalbano coincide con l’arrivo di Federico II d’Aragona che vi stabilisce la sua residenza, (1302-1308) fortificando il castello e circondando di nuove mura il borgo. XVII sec., nel 1623, sotto Giacomo Bonanno, la baronia è elevata a ducato, il quale è retto dai Bonanno fino al 1805, quando Montalbano passa in mano alla Compagnia di Gesù fino all’unità d’Italia.
Attorno al Castello il primo borgo che nasce per primo fu quello esposto a sud del Castello Svevo- Aragonese il Borgo ………….. in seguito altri quartieri nascono entro le mura e fuori le mura come il quartiere Livatera a norde del paese e prospiciente alle isole Eolie; La conformazione del borgo antico testimonia l’origine medievale di un tessuto urbano che si è sviluppato entro le mura che cingevano il pianoro intorno alla fortificazione svevo-aragonese ed al Duomo.
Percorso Facile:
Durata: 2 ore circa Difficoltà: Adatta a tutti Data e ora partenza: ore 10.30 Punto di ritrovo:Ristorante”Ritrovo dei Re” via Principe Umberto 113
Servizio navetta: su richiesta Tariffa servizio guida: in base al numero di partecipanti
Si parte alle ore 10.30 – Percorrendo le vie del Borgo possiamo osservare delle chicche che testimoniamo come Montalbano abbia goduto della presenza di Notabili e studiosi e sia stato il centro culturale dell’intera zona; Percorrendo il centro storico incontreremo alcuni balconi di notabili in cui si evincono l’appartenenza di rango dei proprietari appartenenti al Tribunale e ai ranghi dell’alta prelatura; risalendo la via, sulla sinistra incontriamo la chiesetta di S. Caterina che risale al 1200 Pare che anticamente sia stata costruita questa chiesa sulle mura di un avamposto fortificato delle antiche mura; percorriamo la strada per il castello e troviamo dei fabbricati sulla destra che sembra fossero dedicati alle stalle esterne e delle locande che venivano utilizzate dai viandanti; risaliamo il Castello sede di Federico II di Svevia, distrutto per una ribellione degli abitanti e in seguito ricostruito da Re Federico II d’Aragona nel 1300; Montalbano ha sempre rappresentato il luogo di transito di popolazioni ed eserciti che intendevano inoltrarsi all’interno della sicilia. Per questo motivo Montalbano ha sempre goduto di privilegi e attenzioni di molto regnanti. Superando senza entrarvi il Castello, incontriamo la Matrice elevata a Basilica Minore da Giovanni Paolo II con una storia che risale da un antico tempio greco con una evoluzione architettonica fino ai giorni nostri.
ore 11.15 – Accanto troviamo il Museo fotografico Eugenio Belfiore, A seguire incontriamo il Portello del Belvedere, un arco in pietra che accede ad un terrazzo sulle isole Eolie con una vista di particolare Bellezza, particolarmente nei suggestivi tramonti di estate.
ore 11.45 – Scendendo troviamo il museo Medievale “MedioExpo” della sua creatrice Katia Foti, troviamo la riproduzione di oltre 100 vestiti medievali di pregevole fattura, di monili e biancheria intima di un tempo. Le attrezzatura per la costruzione di armature, scarpe in cuoio, ecc. Antichi strumenti di filatura e tessitura e le erbe e gli estratti coloranti che un tempo si adoperavano per le colorazioni dei tessuti.
ore 12.00 – Scendiamo per il quartiere Livatera uno degli ultimi quartieri in ordine di tempo in epoca medievale. Si ritora per incontrare una piccola chiesetta:
ore 12.15 – La “Chiesetta dello Spirito Santo” del 1300 circa. Alcuni effigi fanno pensare ai cavalieri Templari e ai Catari protetti da questi.
Ma gli aspetti culturali si allargano ai giorni nostri, oggi oltre la natura a distinguersi in queste terre troviamo la fattura della lavorazione del formaggio e/o del pane, visitare i caseifici è sempre una esperienza suggestiva che va fatta una volta nella vita.