La Donna Sikana

La Donna una figura ancestrale al Centro del Vita del Villaggio

La donna rappresentava quell’Essere che per naturale predisposizione era in grado di entrare in connessione con il Creato e con al Vita. E per questo quell’Essere che meglio del Umanità maschile rappresentava la “Vita”. Per questo aveva una alta considerazione nella gestione quotidiana del Villaggio, un Essere che portava il germe naturale della divinità, Colei che poteva generare Vita e che si collegava naturalmente con i ritmi delle stelle e della Vita Stessa. Durante i Riti propiziatori aveva un ruolo centrale nella celebrazione della “Vita” e delle sue fasi. Questo approccio alla Vita consente di definire una organizzazione del Villaggio del Tipo matriarcale, dove era la Donna il centro della Vita del Villaggio. E’ strabiliante come ci siano delle assonanza con la Spiritualità Cristiana, segno di una Verità in comune fuori dal tempo e dallo spazio.

Si sta parlando molto dell’Argimusco e vari estimatori hanno dato informazioni e fomulato ipotesi che rendono questo luogo particolarmente misterioso ed interessante. Molti indizi lasciano pensare all’Argimusco come un luogo sacro antico, dove le genti abitanti nelle terre intorno in prossimità del mare come la città di Bakano (denominata successivamente Abakainon) dista appena 8 km dall’odierno paese di Tripi erede di una città famosa in tutto il mediterraneo come “Abakainon”. L’Argimusco faceva parte del territorio di Bakano distante dall’agglomerato piu urbanizzato lontano circa 6-8 km. Attorno a questo luogo sacro, presumibilmente si distribuivano, all’interno di fitti boschi di querce, molti villaggi sikani, tra cui qualcuno di questi era stanziato nella foresta dell’Argimusco; custodivano il sacro fuoco ed esercitavano il culto di Madre Terra e del Dio Sole (Ciò che emana Luce). Ogni grande pietra rappresentava una fase e un aspetto della Vita ed in ogni Pietra si prediligeva probabilmente un rito propiziatorio, una guarigione, una Visione, un amore, un desiderio, ecc., dove la presenza di figure saccenti: sciamani, monaci, maghi, sacerdoti, scienziati, medici, filosofi, psicologi, ecc. si prendevano cura di una grande pietra/Altare e di tutti quei pellegrini a cui era necessario una risposta e una soluzione di un proprio problema. Poi vi erano i grandi Riti del Tempo: gli equinozi e i solstizi. Erano i momenti sacri della Vita e delle sue fasi, delle stagioni, la Luce era la grande protagonista. Attraverso la Luce tutto si genera, tutto si organizza per la Vita. Erano momenti di festa comunitari e dei grandi riti propiziatori legati alla fecondità, della vita umana, degli animali, e della Terra. Il territorio in cui insistevano i villaggi che afferivano a Bacano era molto vasto e comprendeva il territorio di Montalbano e Tindari, ecc. Per molti secoli i Sikani vissero tranquilli, tranne di qualche scorribanda piratesca in cerca di viveri, e schiavi da catturare e da vendere. Per questo man mano si ritirarono in luoghi più custodibili e difendibili. Il sopraggiungere successivo dei Siculi, un ceppo dello stesso popolo dedito alla pastorizia e di indole piu belligerante, con una spiritualità legata al Dio della Guerra, e con uno spiccato carattere patriarcale, non consentì una pacifica e serena convivenza e costrinse i Sikani legati alla loro speiritualità di inprendere un viaggio verso terre piu interne alla Sicilia dove conservare le tradizioni religiose e le loro approccio alla Vita e alla Natura che li carattezzavano.

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